Welfare condiviso: più relazioni, più reti, più fiducia.

  • 18 Marzo 2019

    Welfare condiviso: più relazioni, più reti, più fiducia.

    By Jointly, business partner A.Q.A. Network

    Mettersi insieme, fare rete, tra le aziende, tra le istituzioni, nel lavoro e nella vita.

    Basta accostarsi per un momento all’identità culturale che sta dietro la nostra idea di Welfare Condiviso per capire che avere più forza nel ”dare un aiuto” non è un’idea nuova, ma non sempre facilmente realizzabile per via  di Individualismi mai sopiti (anche da parte di chi si dovrebbe occupare di sociale).

    E’ questa  la idea per cui nasce Jointly – il welfare condiviso –  (www.jointly.pro) che si sposa con la visione di A.Q.A, un network di Aziende e Professionisti etici, selezionati per la loro capacità di creare sinergie per la competenza ed esperienza

    Dalle società di mutuo soccorso alla Sharing  Economy 

    Se pensiamo per un attimo alle società di mutuo soccorso dei primi del ‘900, nate per coalizzarsi e mettere in comune risorse proprie per offrire mezzi di sostentamento ai consociati, oggi chiameremmo senza dubbio questo modo di operare ”sharing economy”. Aggregare la domanda di sostegno è tornata ad essere un focus fondamentale dei governi e della società , ma anche delle aziende mettendo  insieme professionalità e progettualità diverse.

    In questo le iniziative di welfare aziendale hanno dato una forte spinta; e ciò è avvenuto  non solo in chiave di autotutela, sotto forma di mutue e di assicurazioni/previdenze integrative, ma anche dal punto di vista di chi offre servizi: unire la domanda produce economie di scala, riduce la frammentazione, crea massa critica.

    Fiducia e vicinanza alla base dei rapporti

    L’esperienza di molti progetti mostra come il welfare di comunità e territoriale porta ad avvicinare persone e aziende con caratteristiche a volte anche diverse, con un abbattimento dei costi e  proponendo dei servizi “disegnati” sulle esigenze specifiche dei dipendenti.

    La visione del welfare  aziendale, che noi abbiamo, ci porta a sottolineare la necessità di creare servizi che aiutano le persone a conciliare la propria attività lavorativa, a creare vicinanza con le persone, a stare bene in azienda, valori spesso dimenticati . Ecco perché la qualità delle prestazioni fornite diventa tema fondamentale.

    Creare fiducia e relazione nell’era delle piattaforme digitali

    Nella sharing economy va da sé che le piattaforme digitali, come quella di Jointly, possono essere un mezzo aggregativo potente, ma devono essere maggiormente personalizzate e parlare anche con volti e voci alle persone.

    In più è necessario, da parte di chi gestisce queste piattaforme, un controllo di qualità serrato sulla offerta di servizi. E’ prioritario conquistare la fiducia delle persone attraverso informazione e formazione, in una organizzazione flessibile e meno gerarchica.

    Le piattaforme di welfare aziendale che rimangono sul piano della somma dei soggetti coinvolti, tutti regolarmente presentati con indirizzo, telefono ecc., non può aspettarsi altro che  una vetrina in cui ciascuno continua a rivendicare la sua fetta della torta.

    Il salto di qualità avviene se ci si riesce a fondere in una entità nuova, capace di parlare con una voce e farsi conoscere, attraverso le proprie persone, i propri partner, i propri operatori ed i propri contatti.

    Perché nulla di più umano è il rapporto di aiuto alle persone che lo richiedono e di lavoro giornaliero per il benessere delle stesse. Insomma un welfare aziendale senza politiche di people caring  può essere un boomerang che può creare più danni che vantaggi.

     

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