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27 Luglio 2023
Valorizzare le persone e loro esigenze per generare valore: le PMI colgono il ruolo di presidio di benessere
by Hudy Dreossi, Business Partner A.Q.A. Network
L’evoluzione della società post-industriale pone alle PMI un nuovo ruolo di presidio di socialità e naturale veicolo di valori etici: l’osservazione delle tendenze demografiche al pari delle analisi di lungo termine delle principali direttrici macroeconomiche attribuiscono alle imprese nuove responsabilità nei confronti del lavoratore cittadino.
Per supportare tale asserzione è indispensabile porre in rilevo quanto molte questioni di lungo termine, accelerate dalla pandemia e dagli eventi bellici scoppiati in Ucraina, stiano palesando l’impreparazione dei sistemi nazionali nei paesi occidentali mutando in modo concreto la vita dei cittadini. Nei fatti si sta assistendo all’emersione di una generale insostenibilità dei modelli di stato-nazione, usciti dal periodo della Caduta del Muro di Berlino ed in modo collegato al livello di benessere garantito alle popolazioni. Innumerevoli sono le contraddizioni intercettabili.
In primo luogo, il combinato di finanziarizzazione/digitalizzazione dell’economia concede ai soggetti produttori di valore economico, in particolare agli operatori i più strutturati, di poter deviare ingenti quote imponibili verso paesi a ridotta tassazione riducendo la capacità di acquisire risorse dei governi di allestire servizi di pubblica utilità. Progressivamente il peso delle nazioni a bassa imposizione tributaria sulla scena internazionale è in netta ascesa: tali mercati sono rilevanti sia quali aree di sbocco di prodotti di altissima gamma oltre che spazio di approvvigionamento di filiere strategiche.
Nelle nazioni occidentali società di riflesso stanno emergendo nuove problematicità e nuove conflittualità. Oltre alla crisi climatica che determina l’ineluttabilità di una storica transazione industriale e la perdita di produzioni tradizionali come la produzione di autovetture a combustibili fossili, si scruta l’incremento di spese legate all’invecchiamento della popolazione, alle nuove necessità di inclusione e alla gestione di nuovi modelli produttivi.
Salvo l’individuazione di ulteriori questioni locali, come ad esempio in Italia la necessità di affrontare la lotta alla malavita organizzata, i Governi Europei hanno saputo attenuare gli evidenti deficit di bilancio ricorrendo all’indebitamento una condizione che non può essere eterna. Negli anni tra la crisi del 2008 e la catastrofe sanitaria legata al virus Covid-19, si sono registrate, in quasi tutte le nazioni occidentali, la salita al potere di coalizione politiche antisistema il cui elemento distintivo non era la definizione di un modello sostenibile (pur collegato a istanze valoriali opposte delle grandi famiglie conservatrici o progressiste), ma esclusivamente il superamento dei vincoli di buona amministrazione.
Per affrontare il decennio entrante, ci spostiamo nell’attualità del triennio 23-25, le mature nazioni occidentali si stanno predisponendo a rielaborare ricette per la gestione delle ingenti spese future legate a previdenza, assistenza sanitarie e gestione delle nuove patologie sociali. Per l’Italia, in considerazione del peso industriale e politico riconosciutoci, la Comunità Europa ha offerto la straordinaria opportunità del PNRR che con la sua dotazione di oltre 200 miliardi di euro è il principale volano per gestire l’evoluzione delle nostre società minimizzando gli impatti negativi sui cittadini meno attrezzati.
Resta tuttavia chiaro che in tale contesto è imprescindibile per il raggiungimento di un livello adeguato di produttività che sulla scorta di quanto già intrapreso dalle principali multinazionali anche le PMI si dotino di sistemi di gestione dei bisogni attraverso il welfare aziendale, indispensabile a gestire le criticità della risorsa più strategica delle nostre organizzazioni, le persone.
L’imprenditore in particolare delle unità più ristrette nella quali è maggiore l’esigenza di coinvolgimento delle risorse umane ai progetti ed alla vita aziendale sarà chiamato a porsi quale garante/promotore di supporti al lavoratore sia nella gestione del suo know-how che nella gestione di elementi quali gestione del futuro (con forme di previdenza complementare) che di situazioni accidentali (assistenza/gestione degli infortuni).
Nel nostro sistema economico estremamente frammentato per salvaguardare gli elementi distintivi, fortemente legati alla motivazione/impegno degli operatori si nota il bisogno di implementare sistemi di raccordo impresa-lavoratore che rispondano ad un nuovo patto sociale.
In rispetto alle nuove forme di famiglie, delle nuove mobilità e progredite modalità di risposta all’incertezza di mercato, la PMI dovrà dare sostegno alle risorse umane con programmi pianificati e politiche di indirizzo collegate a sistemi di controllo/incentivazione e crescita delle persone favorendo i momenti di coesione e limitando il peggioramento di situazioni di conflittualità accentuatasi con l’inflazione e le fasi di contrazione degli ordinativi. Le nostre PMI per affrontare le sfide del mercato globale non possono prescindere l’attenzione per il mantenimento di clima aziendale e al perseguimento di sufficiente grado di partecipazione nonché di favorire il superamento delle diseguaglianze di genere e degli elementi di esclusione. Sempre più spesso, si può comprendere, l’assenza di programmazione del fattore umano è condizione per riduzione potenziale delle performance d’impresa, che è assurge al ruolo di regia per il benessere/potenzialità dei suoi componenti.
L’intento di tale articolo è individuare quale elemento strategico per le nostre PMI di adeguare il pacchetto organizzativo integrato con i principali strumenti supporto complementare al mero momento retributivo alla luce degli effetti sui singoli della congiuntura. I consulenti di A.Q.A. Network, valorizzando il testamento professionale del compianto collega Fabio Galluccio stanno sviluppando buone prassi di pianificazione e gestione a favore delle risorse umane.
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