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17 Dicembre 2020
Resilienza
By Fabio Rossi, Business Partner A.Q.A Network
SE NELLE DIFFICOLTA’ PENSI ALLA RESILIENZA SEI CONCENTRATO SUL CONCETTO SBAGLIATO (SEI SULLA CATTIVA STRADA)
Ho deciso di scrivere sul tema della resilienza per il desiderio di aiutare chi in questo momento è in difficoltà e sta cercando un modo per uscirne.
E’ probabile che abbiate sentito parlare di resilienza o che qualcuno intorno a voi vi abbia esortato ad essere resiliente. Forse anche voi in questi momenti di difficoltà avete letto qualche articolo e vi siete detti “devo essere resiliente!”.
Ho una certa esperienza sull’argomento e qualche consiglio posso darlo.
Resilienza…
Una parola molto di moda, abusata, strausata, utilizzata talmente spesso che si è svuotata del suo significato e per questo motivo inutile, se non correttamente interpretata.
Quasi tutti gli articoli sulla resilienza cominciano dalla definizione e quindi chi sono io per violare questa regola?
Siete autorizzati a saltare i prossimi due paragrafi se avete già letto articoli che parlano di questo argomento.
La resilienza è un termine che gli psicologi hanno preso in prestito dalla meccanica.
in meccanica si distingue un sistema resistente da un sistema resiliente. Il sistema resistente, resiste alla fatica, alla sollecitazione anche per un lungo tempo ma ad un certo punto, inevitabilmente si rompe.
un materiale o un sistema resiliente, se sollecitato, si deforma, ma poi è in grado di ritornare alla sua forma originaria, alla sua operatività.
In psicologia, la resilienza è un concetto che indica la capacità di fare fronte in maniera positiva ad eventi traumatici, di riorganizzare positivamente la propria vita dinanzi alle difficoltà, di ricostruirsi restando sensibili alle opportunità positive che la vita offre, senza alienare la propria identità.
Sono persone resilienti quelle che, immerse in circostanze avverse, riescono, nonostante tutto e talvolta contro ogni previsione, a fronteggiare efficacemente le contrarietà, a dare nuovo slancio alla propria esistenza e persino a raggiungere mete importanti.
Alla base del fraintendimento dell’essere resilienti c’è l’implicito riferimento alla “positività” e al “pensiero positivo” come punto centrale del processo di superamento delle difficoltà.
“Come va? – Bene dai! Ho perso il lavoro, il partner, i figli, la casa, mi hanno appena diagnosticato un brutto male, ma si dai, sono positivo!”.
Concentrarsi su questo tipo di resilienza è un errore pericoloso che può portare ad un punto di rottura (in senso meccanico, psicologico e metaforico).
In questo periodo tutti ci vogliono felici per venderci la loro ricetta di felicità. Con la resilienza è un po’ la stessa cosa. Pensare alla resilienza durante le difficoltà è come pretendere di essere felici davanti ad una tragedia.
Nelle difficoltà, pensare alla resilienza è un approccio sbagliato per due motivi:
Primo, se pensi alla resilienza come la capacità di ritornare nello stato di partenza, a come ritornare “al prima”, a com’era la tua vita prima della catastrofe, stai cercando di risalire dalla strada più difficile, quella dove è facile perdersi.
Nelle difficoltà vale l’adagio “se stai attraversando l’inferno, non tornare indietro, continua a camminare”
Noi non siamo macchine e non potremo mai ritornare nel punto precedente.
Lascia perdere il “prima” concentrati sull’ “adesso”.
Secondo motivo:
La resilienza la puoi evocare solo alla fine del percorso, quando hai terminato il processo di rielaborazione e ti senti nuovamente ritornato in una situazione di normalità, quando puoi voltarti indietro e dire: ce l’ho fatta.
Tutte le persone che hanno superato i momenti di difficoltà hanno intrapreso un viaggio che li ha portati ad evolvere, a diventare persone migliori.
Hanno preso atto delle difficoltà e se ne sono fatte carico ristrutturando il problema fino a farne diventare una parte del proprio percorso.
Ed hanno sofferto.
Se stai leggendo questo articolo, forse è perchè vuoi uscire da una situazione di difficoltà quindi è venuto il momento di vedere quali sono i punti importanti del percorso di ristrutturazione.
Ho visto e vissuto difficoltà ed ho analizzato i casi di molte persone che hanno superato momenti di grande difficoltà. Molti studi sono stati fatti sull’argomento e in tutti i casi sono state individuate delle modalità comuni a tutti i percorsi di rinascita.
Il percorso di ritorno dall’inferno si basa su questi principi:
- Non pensare al passato
- prendere atto del problema
- Farsene carico (essere totalmente responsabili sul propio superamento) essere totalmente in controllo
- Ristrutturare la situazione concentrandosi su ciò che si ha, su ciò che è possibile
- concentrare la propria forza di volontà
Prima di vedere questi passi uno per uno, è importante analizzare la cornice entro la quale si svolge il tuo percorso di rinascita.
Permanenza e pervasività
Innanzitutto è importante essere consapevoli che nelle difficoltà talvolta si innescano dei meccanismi di percezione distorti che aggravano il nostro stato d’animo impedendoci di reagire o di agire nel migliore dei modi.
Di fronte alle tragedie, il nostro cervello talvolta ci inganna attivando due meccanismi: la permanenza e la pervasività.
La permanenza ci fa percepire un problema come illimitato nel tempo. Oggi siamo malati? Percepiamo la situazione come qualcosa che dovrà durare per sempre.
La pervasività invece ci fa percepire un problema specifico come qualcosa di più ampio, qualcosa che mortifica ogni aspetto della nostra identità. Abbiamo perso il lavoro? Allora ci sentiamo falliti totalmente anche come partner, genitori, persone. Non siamo in grado di fare bene una certa cosa? Allora ci sentiamo totalmente incapaci di imparare, negati, meglio abbandonare ogni tentativo, eccetera.
Essere consapevoli del fatto che, i problemi sono sempre temporanei o localizzati (o entrambe le cose) ci permette di vedere “un dopo” e vedere il problema “da un altro punto di vista”.
Ritorniamo ai principi guida che permettono di superare una situazione di difficoltà.
Sono formulati in modo leggermente diverso dai 5 passi descritti sopra, ma sono sempre i 5 pilastri, descritti in modo più pratico.
Osserva il presente senza rimpiangere il passato.
Se rincorri il passato, quello che hai perso, non riuscirai mai a vedere quello che ti offre la nuova situazione in cui ti stai trovando.
Prendi atto della situazione – fai un passo indietro e osserva la situazione nel suo complesso come fossi uno spettatore che guarda quello che sta succedendo. Senza autocommiserazione, rimprovero, senso di colpa, rancore o astio.
Ok, non sei stato capace di fare qualcosa, qualcuno ti ha danneggiato in qualche modo, è successo qualcosa intorno a te o dentro di te che non puoi più cancellare.
Qual è la situazione attuale? Quali strumenti hai? Su chi puoi contare? Cosa puoi fare? Quale potrebbe essere il prossimo passo?
Non pensare in termini di “giusto o sbagliato”
La vita non è giusta. Noi possiamo agire in modo giusto ma la vita in sé non è giusta, prima ne prendi atto e prima puoi superare la tua difficoltà scoglio ed andare avanti.
Spesso le persone si concentrano troppo sul fatto che la situazione che è capitata sia “giusta o ingiusta”. Puoi uscire dalle difficoltà indipendentemente dal fatto che ciò che ti è capitato sia giusto o ingiusto. La vita è quella che è, in questo momento non è importante pensare a perché sei finito lì dove sei, è importante pensare a cosa puoi fare per uscirne.
Pensare in termini di “giusto o sbagliato” ci impedisce di vedere le cose come sono e reagire nel migliore dei modi.
Quanta energia sprecata a recriminare, a coltivare rancore, a cercare una vendetta o coltivare la voglia di rifarsi nei confronti del mondo. Trasforma la rabbia in determinazione.
Fottitene dell’orgoglio
Uccidi l’ego
Spesso la sofferenza è una sofferenza dell’ego non è una sofferenza reale.
Pensiamo che ci sia dovuto qualcosa, che meritiamo rispetto, considerazione, stima. Oppure pensiamo che quanto ci è successo ci farà perdere di valore agli occhi delle persone che sono intorno a noi.
Gli eroi veri sono quelli che hanno superato le difficoltà e sono diventati ciò che sono proprio in funzione delle difficoltà che hanno superato. Quelli a cui va sempre tutto bene sono antipatici e noiosi.
Assumi la totale responsabilità di quanto ti sta succedendo
I neonati ed i bambini, quando si trovano in difficoltà piangono ed invocano l’aiuto di un adulto che li accudisca, risolva i loro problemi e soddisfi i loro bisogni.
Crescendo, il vocabolario si arricchisce e ai pianti si sostituiscono le imprecazioni.
Ma nelle difficoltà vere sei solo.
Quindi, qual è la prima cosa da fare davanti ad una difficoltà?
Osservare e capire.
Ma dopo, subito dopo, immediatamente dopo, la seconda cosa da fare è tirarsi su le maniche e muoversi.
Si dice spesso “aiutati che il ciel ti aiuta” ma non si riflette mai abbastanza sul significato vero di questo adagio e quando le cose vanno male si invoca, anzi si pretende, l’aiuto esterno.
La soluzione al tuo problema sei tu, oppure sarai l’ostacolo, a te la scelta.
Se l’aiuto arriva tanto meglio, intanto però il primo che deve muoversi sei tu.
Assumere un atteggiamento di totale responsabilità significa letteralmente partire dal presupposto che qualsiasi cosa che va male è nostra responsabilità. Anche la pioggia ci rende responsabili di prevederla e portare l’ombrello.
Anche in questo caso, non fraintendermi. Assumersi la responsabilità non significa assumersi la colpa.
La vera maturità e saggezza è la capacità di sentirsi responsabili di tutto ma senza il senso di colpa.
Pensa a ciò che hai e non a ciò che hai perso.
Hai perso il lavoro? Bene, potrai esplorare nuove strade e nuove carriere che non avevi preso in considerazione prima.
Il partner ti ha lasciato? Bene potrai aprirti a nuove relazioni ed amicizie senza dover mediare con altri.
Non hai ottenuto la promozione che ti aspettavi, bene, potrai diventare ancora più bravo nella posizione che occupi oppure potrai godere di maggiore libertà e minore pressione e dedicarti alle tue passioni.
Si dice di vedere “il bicchiere mezzo pieno”, io dico “il bicchiere è mezzo pieno anche quando dentro sono rimaste solo poche gocce”.
Anche in questo caso, qualcuno potrebbe fraintendere questo atteggiamento con quello che viene chiamato “pensiero positivo”, questo tipo di atteggiamento non è pensiero positivo, tutt’altro. Non stiamo mettendo la testa sotto la sabbia, siamo consapevoli della situazione, ma proprio per questo siamo pronti a sfruttare al massimo il poco che abbiamo, qualunque esso sia.
La ristrutturazione della tua condizione è fondamentale
Se sei arrivato fin qui avrai ormai capito che per affrontare un percorso di resilienza, è necessario rileggere la situazione che stai vivendo.
Le neuroscienze hanno dimostrato che l’effetto emotivo e i comportamenti di fronte ad una difficoltà dipendono dal modo con cui la nostra mente elabora gli eventi che ci avvengono.
Se pensiamo che ciò che ci accade sia una maledizione del cielo, saremo arrabbiati verso il mondo, se pensiamo che sia un’ingiustizia, saremo petulanti e passivi.
Se pensiamo che una difficoltà che ci è capitata è una occasione per imparare o acquisire una nuova abilità siamo sulla buona strada e prima o poi potrai voltarti indietro e dire: “Ce l’ho fatta”.
Se questo post ti è stato utile e hai desiderio di un confronto chiamaci! In A.Q.A NETWORK ci sono professionisti e professioniste che “ti aiutano ad aiutarti”
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