Saper dare e ricevere fiducia: un presupposto essenziale della leadership

  • 23 Gennaio 2023

    Saper dare e ricevere fiducia: un presupposto essenziale della leadership

    By Camillo Sperzagni, Business Partner A.Q.A Network

    La fiducia è una merce rara e preziosa, ma non si può produrla a comando. E tuttavia è difficile immaginare una leadership che funzioni senza una solida base di fiducia reciproca. Dunque da dove iniziare?

    Il tema della leadership è senza dubbio uno dei più trattati nell’ambito del pensiero organizzativo. Questo indubbiamente per la sua rilevanza nel contesto aziendale, ma anche -va detto- perché è molto solleticante per l’ego di una infinita schiera di individui che sperano, grazie ai buoni consigli di qualche libro o alle lezioni di un guru, di potere “diventare” dei leader, e magari carismatici. In realtà la leadership, a differenza di altre qualità come il temperamento artistico o il senso dello humour, è essenzialmente un processo sistemico che scaturisce dall’interazione di un individuo con un gruppo. In altre parole, non si diventa leader, ma piuttosto si imparano abilità che aiutano a esercitare leadership in determinati contesti. In termini più specifici, la leadership è un processo circolare che dà vita a una relazione complementare in cui un individuo si assume la guida di un gruppo, e nello stesso tempo un gruppo si allinea per riconoscere a quell’individuo il ruolo della guida.

    Quindi la leadership non è dentro a una persona, ma scaturisce dall’interazione tra due ruoli. E’ un fenomeno per il quale siamo naturalmente predisposti (non a caso esiste anche tra molti animali che hanno strutture sociali) e non richiede qualità speciali se non una certa attitudine relazionale a guidare un gruppo di individui.

    Nella manualistica contemporanea esiste invece un ricco assortimento di tratti personali che “il leader” dovrebbe possedere: si va dal carisma alla gentilezza alla saggezza alla visione e altro ancora.

    IL CIRCOLO DELLA FIDUCIA

    Ma, come si può vedere dall’esperienza diretta, molti leader esprimono in realtà un mix di tratti caratteriali abbastanza vario e indefinito. Eppure funzionano. Perché, come vedremo, il tratto essenziale della leadership sta altrove, cioè nella capacità di generare  come gruppo un Circolo della Fiducia su tre dimensioni :

    • Fiducia del gruppo verso il leader

    I componenti del gruppo credono che sia per loro vantaggioso essere guidati dal leader

     

    • Fiducia del leader verso il gruppo

    Il leader crede che il gruppo abbia le risorse – o le possa sviluppare- per raggiungere gli obiettivi prefissati

     

    • Fiducia del leader in se stesso

    Il leader sente di avere le capacità necessarie per guidare il team

     

    Ma come possiamo definire la fiducia? E come coltivarla?

    La fiducia, come viene sistematizzata nei suoi lavori dal sociologo italiano Antonio Mutti, può essere definita «come un’aspettativa di esperienze con valenza positiva per l’attore, maturata sotto condizioni di incertezza, ma in presenza di un carico cognitivo e/o emotivo tale da permettere di superare la soglia della mera speranza».

    Che tradotto in termini non specialistici significa questo: diamo fiducia perché ci aspettiamo qualcosa di buono dall’altro, ma non ne siamo certi.  Tuttavia le cose che sappiamo (il carico cognitivo) e quelle che sentiamo (carico emotivo) sono qualcosa di più di una mera speranza, quindi dopo aver fatto una sintetica ricognizione dei costi e dei benefici futuri, abbandonando le esitazioni, ci inoltriamo nel rapporto fiduciario. E questo vale anche quando la persona di cui dobbiamo decidere se fidarci siamo noi stessi.

    PUNTO PRIMO, LA FIDUCIA IN SE’ STESSI

    Nell’abbandonare le riserve c’è un bilancio preliminare rischi/opportunità: siamo in grado di correre i rischi connessi? Le opportunità che intravvediamo sono davvero interessanti e alla nostra portata?

     

    La risposta a queste due domande ci fa capire che nel Circolo della Fiducia il punto di partenza è proprio quello della fiducia in noi stessi: che sapremo evitare i rischi o almeno sopportarne le eventuali conseguenze, che saremo in grado di cogliere le opportunità della situazione. Dunque la domanda è la seguente: è possibile allenare la fiducia in se stessi? Per fortuna la risposta è affermativa: la fiducia in sé stessi è qualcosa che possiamo far crescere procurandoci esperienze che la rafforzano.

    Lo schema seguente mostra come riuscirci, iniziando da dove ci sentiamo più attrezzati.

     

    LA FIDUCIA E’ UN PROCESSO BIDIREZIONALE

    E’ ovvio che maggiore è la fiducia in noi stessi, più siamo facilitati a fidarci degli altri e anche, come diceva Goethe, a ispirare agli altri la fiducia in noi.

    Dunque dare fiducia e ottenere fiducia sono due facce di un unico processo.

    Occorre coraggio, fermezza e la sensazione che comunque vada possiamo farcela.

    Diceva Hemingway che Il modo migliore per scoprire se ci si può fidare

    di qualcuno è di dargli fiducia. E’ un rischio? Certamente sì, ma d’altronde la mancanza di fiducia è un lusso con dei costi troppo alti. Per noi e per gli altri.

     Se volete allenare la fiducia in voi stessi contattateci! Nel nostro network abbiamo  Coach certificati che possono supportarvi in tal senso.

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