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19 Settembre 2018
Riflessioni alla ripresa delle attività.
By Hudy Dreossi, business partner A.Q.A. Network
Iniziamo la nostra riflessione da un dato di fatto: l’economia italiana, che a partire dal 2014 aveva abbozzato una lenta ripartenza, quest’anno ha stanzialmente finito il carburante della crescita (facciamo riferimento al dato ministeriale che attesta una crescita dei consumi ferma al +1% e con un’inflazione doppia).
La principale causa del rallentamento? L’assenza di una politica industriale che ha determinato un prodotto interno lordo insufficiente (persi circa 12 punti rispetto ai livelli di 10 anni fa).
Le conseguenze? Un’economia vulnerabile ai condizionamenti dalla congiuntura economica dei paesi partner.
L’occasione persa? Non aver approfittato dei benefici di un costo del denaro conveniente messo a disposizione degli interventi della Banca Centrale Europea.
A queste mancanze “interne” si affianca attualmente uno scenario internazionale sempre più votato ad un forte indirizzo protezionistico in Occidente e all’opposto decisamente espansivo per le nuove potenze Cina, India e Russia (con gli scacchieri africano e medio-orientale ancora da definire) nonché da processi di polarizzazione dei mercati, con una sempre più netta divisione tra prodotti di pregio e produzioni low-cost.
Tralasciando le responsabilità della politica che ha ripetutamente rimandato l’avvio di riforme strutturali (in particolare sull’efficienza del sistema giudiziario) perché troppo spesso impegnata sulla ricerca di un effimero consenso, tornano in rilievo i grandi temi del capitalismo italiano, che dovranno essere analizzati ed interpretati direttamente dai singoli operatori imprenditori e dirigenti d’azienda.
Per garantire la sostenibilità delle nostre imprese, in particolare quel meraviglioso tessuto di attività presenti tra la Prima Capitale ed i confini della nuova Europa è necessario riflettere ed adattare i modelli di business agli standard più evoluti.
Le parole chiave rimangono flessibilità ed attenzione alla qualità.
In primis dobbiamo evidenziare come andranno avviati processi di conglomerazione e collaborazione per superare i perenni ostacoli legati alle piccole dimensioni delle nostre imprese e limitare gli effetti della perdurante sottocapitalizzazione.
In secondo luogo, si nota quanto sia urgente un adeguamento organizzativo di molte nostre aziende attraverso l’introduzione di sistemi in grado di valorizzare le risorse umane ed incrementare la produttività.
Terzo tema da affrontare è il completamento del processo di digitalizzazione delle nostre imprese, che troppe volte, vivono il processo di innovazione come un noioso adempimento e non come concreta opportunità di miglioramento per la gestione delle informazioni e conseguentemente delle decisioni. Infine, riteniamo che i venti di incertezza, debbano condurre ad una riconsiderazione dei processi di acquisto e degli strumenti di vendita, in particolare nei difficili rapporti con l’estero. Ad esempio, sono poche le imprese italiane a differenza dei quelle tedesche, che sfruttano a pieno i canali della sub-fornitura dei Paesi del Centro – Est Europa, ritenute aree esclusivamente utilizzate per delocalizzazione.
In generale possiamo dire come l’impresa italiana per crescere debba riconsiderare la scarsa propensione alle definizione di accordi tra operatori, intesi come collaborazioni tra operatori.
Il palcoscenico internazionale impone ai nostri operatori l’introduzione di una nuova cultura del vicendevole impegno comune tra imprese, consistente nella creazione di reti e nella costituzione di filiere utili all’ ottimizzazione delle risorse e al confronto di soluzioni. Per affrontare un mercato sempre più competitivo e caratterizzato da una crescente complessità è indispensabile allestire modalità operative nuovo che realizzino nuove forme di integrazione che favoriscano l’ingresso del risparmio delle famiglie.
Il Network A.Q.A. dalla parte degli imprenditori accompagna le imprese a dotarsi di strumenti per gestire l’innovazione e l’adeguamento organizzativo.
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