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28 Gennaio 2024
Editoriale di inizio anno
By Hudy Dreossi, Business Partner A.Q.A. Network
L’indiscutibile punto di forza e il principale limite dell’imprenditoria nazionale, incentrata sulla PMI familiare, è la capacità di assorbire gli effetti dei trend macroeconomici, salvaguardando i propri caratteri peculiari nelle fasi più incerte. Tale attitudine delle nostre organizzazioni di attivare meccanismi di autoconservazione ha permesso alle nostre imprese di superare con danni contenuti l’altalenante e tempestoso ultimo triennio: il nuovo cambio di passo cui le nostre imprese dovranno riassettarsi sarà la già avviatasi fase di stagnante della domanda, agendo non solo sulla rapidità decisionale (la flessibilità delle PMI) ma su una programmazione proiettata alla crescita dimensionale.
Osservando i dati di Unioncamere è possibile affermare come nei fatti il sistema abbia retto agli scossoni l’impatto della pandemia, della crisi energetica e degli svarioni del prezzo delle materie prime che solo alla fine del 2023 sono rientrate dalle vertiginose oscillazioni: ora dovrà tuttavia impostare nuove strategie di medio lungo periodo. Il tessuto di imprese familiari ha tenuto attraverso rimodulazioni dell’assetto debitorio, accettazione di riduzioni di redditività e talvolta posticipando processi di miglioramento produttivo.
Nei mercati internazionali, è testimoniato dall’incremento dell’export, le nostre imprese hanno saputo offrire valore al cliente con soluzioni efficaci e immediatamente adattabili puntando su livello di servizio e ristretti tempi di validazione. Indubbiamente il generale incremento dei prezzi, registrato nelle principali economie mondiali, ha favorito operatori con elementi di distintivi diversi dal solo prezzo di vendita.
Tali esternalità positive della confusione sui mercati si smorzeranno. Il 2024 recepirà un raffreddamento dei tassi d’interesse, dell’inflazione e un ineluttabile minore intervento dei Governi nell’economia (è sceso “pesantemente” il supporto all’industria 4.0), contemporaneamente documenterà un inasprimento dei vincoli legislativi di derivazione comunitaria condizionanti da transizione ecologica.
Uno scenario potenziale, salvo il riemergere di pandemie o un allargamento dei fronti di guerra in Medio-oriente, su cui avviare riflessioni dovrebbe qualificarsi per una forte accentuazione degli investimenti tecnici delle imprese atti a gestire l’inevitabile difficoltà di reperimento di manodopera e riposizionamento di molti prodotti merceologici alla luce della minore capacità di indebitamento delle famiglie accompagnato da un rallentamento della capacità commerciale nei paesi emergenti (che stanno alzando nuovi dazi doganali).
Sul piano operativo tali direttrici si dirigeranno in una stabilizzazione al ribasso dei margini commerciali e nella necessità di maggiore integrazione tra dipartimenti con riduzione di sprechi e litigi, nonché l’ingresso di professionisti esterni/manager negli organi decisionali dell’impresa per favorire la negoziazione con imprese partner. Per ridurre i rischi gestionali sarà cruciale difendere le proprie nicchie di mercato e comprendere le azioni dei competitor anche avviando potenziali relazioni su determinati mercati. Il grado di investimenti operativi utile attenuare la pressione dei big imporrà la costituzione cluster e accordi di collaborazione.
Tale premessa vuole suggerire in tale modifica di scenario un cambio di mentalità richiesto ai capitani d’impresa: un passaggio da scelte tattiche di risposta agli eventi ad una pianificazione di medio lungo che renda possibile uno sviluppo delle strutture industriali utile alla salvaguardia degli elementi di portanza del modello di business impostato dalla singola impresa.
In primo luogo, si dovrebbero riprogettare i rapporti con gli istituti bancari di riferimento per condividere le esigenze di cassa e potenziali rischi di illiquidità temporanei: strumenti come il piano industriale dovrebbero pertanto facilitare l’adozione di modalità condivise al raggiungimento di obiettivi strategici. Per acquisire asset distintivi sarà importante il ricorso a Mini-bond, allargamenti della base sociale e coinvolgimento di finanziarie regionali.
I nostri imprenditori nei fatti si proiettano a ripensare la sostenibilità delle organizzazioni ipotizzando di avviare aggregazioni e concorre con istituzioni finanziere e fondi di investimento per incrementare la capitalizzazione, la massa critica produttiva ed efficientare le spese fisse.
Sotto molteplici forme giuridiche (co-branding, contrattualizzazione delle forniture, sino all’acquisizione o alle fusioni di impresa, consorzi per internazionalizzazioni) deve prevalere la consapevolezza che della urgenza di ripensare le nostre imprese su paramenti oggetti di efficienza industriale e gestione aperta delle filiere. Si fa strada il convincimento dell’importanza della sinergia dell’imprenditore “familiare” ed il rigore scientifico dell’operatore istituzionale anche attraverso la partecipazione di minoranza al capitale di rischio (il contenimento dei tassi, faciliterà la raccolta di fondi pronti ad investire in Pmi).
Tale condivisione ha l’obiettivo di costituire organizzazioni solide in grado di fondere risorse interne ed esperienze esterne indispensabili per gestire le sfide di medio termine: gli imprenditori/amministratori devono ripercorrere quegli esempi di progettazione di politiche industriali spontanee che erano i distretti industriale che attraverso fiducia reciproca e rispetto delle funzioni/ruoli si è forgiato il miracolo economico del nord-est.
Nel corso dei prossimi numeri della newsletter e nell’attività operativa i consulenti di A.Q.A. Network individueranno le modalità operative per accompagnare le PMI ad affrontare imminenti sfide puntando su organizzazioni consapevoli, pronte a gestire il cambiamento e solide sul piano tecnico capaci di garantire benessere al territorio di riferimento così come dialogare con le multinazionali. La chiave di volta per valorizzare il nostro patrimonio aziendale è l’elaborazione continua di idee, la promozione delle relazioni e l’attenzione alle cause di potenziali crisi.
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