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12 Marzo 2018
Quando la legge ascolta l’etica dell’imprenditore
By Felice Bacco, partner A.Q.A. Network
Con sentenza n. 6737, depositata in data 12/02/2018, la terza Sezione Penale della Corte di Cassazione ha affrontato il caso di una amministratrice di società condannata per il reato di omesso versamento di ritenute ex art. 10-bis D. Lgs. n. 74/2000.
Asseriva la medesima amministratrice come “non potesse non incidere la crisi di liquidità in cui ella, divenuta amministratrice, aveva trovato la società, in quanto sarebbe incostituzionale ritenere punibile l’imprenditore che omette il versamento delle ritenute fiscali, a causa di una crisi finanziaria e per far fronte ad improcrastinabili adempimenti verso altri creditori, quali i lavoratori dipendenti, pure tutelati dalla Costituzione, con particolare riferimento al diritto al lavoro e alla conseguente retribuzione”.
Leggiamo allora in sentenza: “Prendendo le mosse da un rigore, per così dire, di sistema che si era conformato in un’epoca economicamente opposta [rispetto a quella odierna, caratterizzata da una crisi congiunturale che perdura oramai da svariati anni], in cui la sopravvenuta crisi di liquidità dell’impresa derivava ordinariamente dalla mala gestio del singolo imprenditore, questa Suprema Corte, alla luce di spiragli già creati da S.U. 23 marzo 2013 n. 37425, ric. Favellato, ha successivamente aperto spazi di manovra”.
La sentenza ha dunque accolto la tesi della amministratrice attribuendo rilevanza alla “…convinzione che i dipendenti necessitassero l’immediata corresponsione non di somme di denaro di per sé, bensì di ‘mezzi di sostentamento necessari per loro e per le loro famiglie”.
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- Categories:
- Giurisprudenza
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