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19 Febbraio 2020
L’Impresa familiare funziona e vince pure in borsa
By Hudy Dreossi, Business Partner A.Q.A Network
Il modello dell’impresa familiare del Nord-Est funziona ancora ed il processo il rinnovamento delle strutture operative ed organizzative prosegue malgrado i venti di crisi, confermando il valore economico e sociale di suoi caratteri distintivi.
L’introduzione dei dazi sulle importazioni negli Stati Uniti, l’irrigidimento connesso alle normative dell’Unione Europa e non ultima, per carico di incertezza, l’epidemia scoppiata in Cina non hanno limitato in modo significativo il potenziale economico del Nord-Est che, “abituato” ad affrontare l’assenza politica industriale, è stato capace di mantenere livelli di produttività superiori alle attese.
La tipica flessibilità nella definizione delle strategie, connessa alla presenza di soci nell’organizzazione ed il coinvolgimento delle maestranze hanno permesso alle nostre realtà il mantenimento di un alto grado di produttività: negli anni tali imprese hanno maturato una spiccata capacità di adattamento ai nuovi scenari ed alle nuove leggi del mercato digitalizzato. A testimoniare lo stato di salute del sistema delle PMI, oltre al dato sul tasso del tasso di occupazione garantito e sui volumi di produzione dedicata all’export, soprattutto nei mercati in crescita, si pone il rilievo il grado di attirare fiducia degli operatori del mercato dei capitali.
Si registra infatti come le seconde e talvolta terze generazioni di imprenditori di questo territorio, consci delle difficoltà del sistema creditizio, limitato da scandali e dalla stagnazione del mercato immobiliare, non si siano perse d’animo e per non subire gli effetti del gigantismo dei nuovi player, abbiano colto l’opportunità di effettuare investimento a seguito di processi di accesso ai capitali di rischio su piazze regolamentate.
Nei fatti, le difficoltà seguite ai crac bancari e la maggiore prudenza dei colossi del risparmio (a loro volta distratti da processi di taglio costi e meno disposti a valutare le iniziative imprenditoriali slegate ai gruppi) hanno imposto ai nuovi imprenditori-manager di affrontare le sfide dell’ultimo quinquennio senza il consueto supporto bancario (sembra passata una Era Geologica dal 2010 quando l’80% dei debiti finanziari delle PMI del Veneto era finanziato dal sistema bancario). Riprendendo un’attitudine delle generazioni passati abitate ad “assorbire” i problemi industriali con prontezza e realismo, gli imprenditori saliti in sella nell’ultimo decennio si sono abituati quindi a ricercare fondi attraverso l’introduzione di politiche di pianificazione strategica e accorta gestione della tesoreria, esigenza che fa favorito l’ingresso della digitalizzazione talvolta prima nei reparti amministrativi che in quelli produttivi. La necessità di condividere i progetti e farsi apprezzare, si è rivelata la migliore premessa per costruire PMI pronte ad accedere ad un sistema di capitali innovativo.
Il connubio famiglia-finanza, sino qualche anno fa, confinato nei salotti delle grandi piazze, è stato, quindi, reinterpretato dalle trainanti imprese del triangolo Brescia Bologna Udine che hanno saputo valorizzare in chiave moderna i valori ereditati del “sistema del distretto industriale artigianale” quali attenzione alla soddisfazione del cliente e collaborazione con la filiera. L’imprenditore, pur coinvolto nelle sue tipiche attività di gestore della produzione e delle vendite, ha imparato a dialogare con il soggetto investitore, puntando a gestire con un soggetto forte la complessità attuale in circuito virtuoso di stimolo controllo.
Attualmente sono ben 114 le imprese in tutto il Nordest che hanno superato gli stress test imposti da Borsa Italia iscrivendosi all’AIM, Alternative investment market, il segmento borsistico indirizzato alle piccole e medie imprese ed altre 38 stanno avviando il processo di accreditamento (potenzialmente si può raggiungere il 40% del listino). In forte crescita sono inoltre il numero di imprese che stanno programmando importanti trasformazioni quali acquisizioni di nuove tecnologie e stanno consolidando processi internazionalizzazione attraverso capitali intercettati con emissioni di strumenti finanziari moderni. Sono, inoltre, numerosi gli esempi di imprese che per sostenere la crescita si presentano ad investitori istituzionali e gestori di fondi di risparmio privato cui sottopongono business plan e piani di rilancio ottenendo liquidità a medio lungo termine (in molti casi si parla di mini-bond). La sfida è smobilizzare capitali dai derivati finanziari all’economia reale del territorio.
Uno studio dell’università di Padova ha individuato una correlazione tra la concessione di tali supporti e un proficuo passaggio generazionale agevolato anche dall’introduzione di risorse preparate sul mercato della consulenza. Nel 65% delle PMI entrate nei listi ufficiali ci sono imprenditori-amministratore con meno di 45 anni molti dei quali avviati alla carriera interna a seguito di esperienze internazionali che si sono fatti accompagnare da studi e network di professionisti operanti nelle aree di riferimento.
In generale si può indicare che in un’economia sempre più veloce e digitalizzata, capacità quali definizione del modello di business e capacità di gestione delle informazioni interne ed esterne sono elementi fondamentali per condividere per attirare nelle nostre imprese capitali, idee e professionisti validi ad affrontare le sfide più competitive, nelle quali sono ancora valorizzare gli asset intangibile quali qualità, capacità d’uso e design delle nostre produzioni.
La missione del Network A.Q.A. è accompagnare gli imprenditori ad adeguare i sistemi aziendali sotto il profilo organizzativo e tecnico al fine di raggiungere gli obiettivi prefissati, facilitando un equilibrio armoni tra tradizione ed innovazione e apportando know how aggiuntivi indispensabili per il salto di qualità reso impronosticabile dalla congiuntura.
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