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25 Agosto 2019
Gli sdraiati
By Jointly, Business partner A.Q.A Network
Un film di Francesca Archibugi del 2017, tratto dal saggio-romanzo di Michele Serra nel quale l’autore racconta, attraverso la sua esperienza di padre, il difficile rapporto tra genitori e figli che si allarga però allo scontro generazionale adulti-giovani, senior-junior. La Archibugi, regista gentile, si misura spesso su questi temi, come non ricordare l’indimenticabile “Mignon è partita” film del 1988, quanto mai attuale, ritratto della età adolescenziale e dei rapporti nella famiglia e tra i ragazzi.
Giorgio Selva, celebre giornalista televisivo, ‘condivide’ un figlio con la ex moglie, architetto . Tito, il figlio diciassettenne un po’ svagato, ciondola tra casa e scuola evitando la supervisione, spesso ossessiva, del padre avanzando in maniera ondivaga sulle fasce della vita.” Porta” e “rete” sono ancora lontane ma Tito riceve giorno per giorno “palle da giocare e rilanciare” a una banda scriteriata di amici. Sentimenti da esplorare, gelosie da consolare, padri da evitare, nonni da abbracciare: Tito prende tutto con l’inerzia vitale dei suoi pochi anni.
Oscillando tra la spinta a sgridarlo e quella a soccorrerlo, Giorgio lo marca stretto alla ricerca irriducibile di una nuova intimità sotto le felpe lanciate, lo yogurt iniziato, la luce mai spenta, il dentifricio mai chiuso. Sotto la forza pulsionale di Tito, di un corpo che spinge alla vita. Ma spinge a modo suo.
Testimonianza singolare di un padre davanti all’enigma del figlio e di un figlio di fronte ad un padre forse non cresciuto, rimarcando lo scarto simbolico che distingue i figli dai genitori.
ll genitore Giorgio, istrione abile a celare pudicamente l’angoscia del personaggio che osserva la vita di Tito crescere e farsi ai suoi occhi sempre più misterioso. Tito non parla e porta con sé, come ogni figlio, un segreto inaccessibile e uno sguardo incerto verso il futuro.
Dagli schermi all’aula
Film-libro sugli scontri-incontri intergenerazionali , molto presenti nelle organizzazioni, dove i senior spesso si chiudono a riccio e non sono coach dei colleghi junior, sulla capacità di ascolto e di dialogo intergenerazionale, dove le generazioni z e dei millennials fanno spesso fatica a integrarsi e i seniors spesso paurosi di essere “scalzati” dalle nuove leve isolano i giovani con grave danno reciproco. Non sempre poi l’età anagrafica è specchio di una mente giovane o obsoleta. Gli “sdraiati” in una organizzazione sono solo persone demotivate che hanno bisogno di un leader che sappia trasmettere ed aprirsi al dialogo e di un ambiente accogliente e di un lavoro di squadra . Vari sono gli strumenti che possono attivarsi, cito uno per tutti il reverse mentoring dove giovani/anziani possono scambiare le rispettive conoscenze ed esperienze.
Molti sono i servizi di welfare che le aziende possono offrire ai propri collaboratori, in linea con gli argomenti trattati dal film, ad esempio corsi sulla genitorialità o di orientamento scolastico post medie e post scuole superiori per indirizzare i ragazzi, ma gli stessi genitori per affrontare il futuro dei ragazzi, ma anche a meglio posizionarsi nelle rispettive organizzazioni.
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